mercoledì 11 aprile 2012

PEDALARE IN GRUPPO, IN SICUREZZA



E' il pensiero di ogni persona che, a qualunque età, sale in bici per percorrere un tratto di strada più o meno lungo in compagnia di altre persone  e trascorrere qualche ora in gradevole compagnia.
Per fare questo non è necessario essere degli esperti ciclisti, basta applicare alcune regole fondamentali come stare in fila, tenersi alla giusta distanza da chi ci precede ed evitare di cambiare direzione improvvisamente. Queste prime regole, assieme ad altre che magari cercheremo di scoprire in seguito, sono riportate nel codice della strada (Il Codice della Strada e la bici, Decreto Legislativo 30 aprile 1992 n. 285, aggiornato con d.l.vo 10 sett. 1993 n. 360 , D.P.R. 19 apr. 1994 n. 575, d.l.vo 4 giugno 1997 n. 143, legge 19 ott. 1998 n. 366, d.m. 22 dic. 1998 e successive modificazioni).
Nota: sono descritti solo gli articoli che interessano i ciclisti.)
Tutto questo è sicuramente già di nostra conoscenza, tuttavia ogni volta che ci incontriamo per un giro cicloturistico oppure ad una cicloturistica o a qualsiasi altro tipo di incontro ciclistico amatoriale, dopo pochi chilometri dalla partenza ci troviamo ad affrontare una serie di imprevisti. Il primo "inconveniente", più frequente, subito alla partenza a causa di un'andatura troppo lenta o troppo veloce.
In questo "raggruppamento di ciclisti" i componenti sono occasionali, non hanno un programma di allenamento, non conoscono il percorso, ma si conoscono fra di loro e questo genera uno scambio di saluti, battute ed altro, originando il frazionamento del gruppo con le conseguenti variazioni di velocità. IL secondo "inconveniente"si manifesta successivamente, sempre in pianura o leggeri saliscendi, quando qualche ciclista più in forma di altri accelera l'andatura. Anche in questo caso il gruppo, per rimanere coeso, sottopone alcuni ciclisti ad un carico di lavoro troppo alto per le loro possibilità con conseguente riduzione della reattività nella valutazione di situazioni di pericolo che si possono presentare all'improvviso.

IL primo "inconveniente" provoca un maggiore impegno muscolare e respiratorio che ad alcuni ciclisti causerà, nel seguito, l'insorgere di fastidiosi "disturbi fisici". Come risolvere questo problema? Ritengo sia necessario avere un punto di riferimento telematico dove, chi ha passione, tempo e voglia di dedicarsi alla stesura di un percorso lo descriva indicando:
1) data, luogo, ora di partenza, km da percorrere, altimetria, varianti, punti di     sosta/raggruppamento, andatura iniziale, andatura successiva (riferita al percorso pianeggiante);
2) almeno due, o più persone, formano la testa del gruppo e mantengono l'andatura prevista nel tratto iniziale per 20/30 minuti;
3) il resto dei  ciclisti che compongono il gruppo seguono, adottando una frequenza di pedalata a loro piacere e cercando di rispettare le norme del codice stradale. Questo permette a tutti di effettuare un ragionevole riscaldamento evitando così l'insorgere di spiacevoli disagi fisici.


Il secondo "inconveniente" provoca un eccessivo affaticamento e la percezione di "pericolo". Come risolvere questo inconveniente? E' necessario che lo "zoccolo duro del gruppo" abbia coscienza di questo e si metta a disposizione degli altri creando le seguenti premesse:
1) nel gruppo ci sono ciclisti che abitualmente escono assieme e che partecipano alla progettazione delle uscite e degli allenamenti. Queste persone si devono compattare e dare origine alla rotazione in testa al gruppo;
2) ogni ciclista che raggiunge la testa del gruppo, dopo aver memorizzato l'andatura dello stesso, può decidere di mantenerla o, in base alla sua forza, incrementarla fino ad un max del 10%  o diminuirla nel caso la ritenga troppo elevata. (Esempio se l'andatura è di 30km ora, posso accelerare fino a 33km o ridurre fino a 27km ora).
3) la permanenza in testa al gruppo deve essere ragionevolmente contenuta in un tempo max di un minuto. Applicare questa regola consente a tutti i ciclisti che raggiungono la testa del gruppo, di "comunicare" le proprie condizioni fisiche, agendo sull'andatura e il tempo di permanenza in testa al gruppo.
4) uno o più ciclisti, che sono in condizione fisica ottimale, si faranno carico di "perfezionare/correggere" il meccanismo di rotazione. Interverranno in aiuto di coloro che in testa al gruppo non trovano il giusto compromesso sulla velocità da tenere e aiutando chi, in coda, ha un problema meccanico o fisico da superare.






Iniziare un percorso tecnico formativo che ha lo scopo di  ottimizzare il comportamento di tutti noi durante le uscite ciclistiche, può incrementare la sicurezza nelle strade, armonizzare il rapporto interpersonale e rendere gradevole e sicura ogni uscita.
Inizialmente incontreremo delle difficoltà, ma continuando possiamo migliorarci apportando il nostro contributo per migliorare la pratica di questo sport che tanto ci appassiona. Sono certo che riusciremo a creare un clima di aggregazione che si incrementerà continuamente con l'apporto di notizie, informazioni e la partecipazione ad iniziative, già proprie di alcuni tesserati, nella cultura e nell'attività sociale del territorio in cui viviamo.

alfio pellegrin
cicloturista MDA

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